28 ottobre 2008

il martin pescatore.


Stando al codice della strada americano, che non e' poi troppo diverso da quello canadese, dal bon ton francese o dal nostro manuale di pesca sportiva d'altura a cura di Rodolfo Serperi, gli incroci li attraversa prima chi giunge per primo a toccare la linea dello stop con la mano. Cosa non cosi straordinaria se ti trovi in sella ad una motocicletta ma impresa dalle tinte eroiche se sei a bordo di uno di quei gipponi neri coi vetri oscurati (o d oro con i vetri dorati se di proprieta di un indiano) che tanto vanno di moda qui. Dal canto mio con il bolide che mi hanno prestato quelli della ditta (un cinquantino coi fermi) passo sempre per primo, e non contento ci aggiungo pure un sorriso sornione e accattivante, di quelli che lasciano perplessi e assuefatti allo stesso tempo.
Toh.

Cosi non e' avvenuto oggi, perche un tale che sopraggiungeva da sinistra scende dalla macchina si tuffa verso la linea manco fosse un giocatore dei Giants e guardandomi mi rivolge un infantilissimo gesto dell'ombrello.

Questa poi. Mi dirigo verso di lui facendogli intendere di essere nel torto,non tanto per la precedenza acquisita, ma per lo sfotto' gratuito riservatomi. Niente. Piu parlavo piu lui continuava. Gesti ininterrotti macchina con le quattro frecce accese, gente impalata ad assistere e "fuck" ciancicati che volavano fuori dalla bocca del tale con rigoli di saliva annessi.

Senza perdermi d'animo apro il bauletto del mio cinquantino, mi ricordo che il mio collega di lavoro l altro giorno mi presto' una catena. Una di quelle per legare ai pali le moto. La prendo. Pesava cinque o sei chili. Faccio roteare la catena come se fosse un film di bande di strada anni ottanta. Lui continua.
Gli fracasso la testa.
Lui non continua.
Riverso per terra chiede di essere portato all ospedale, cosi faccio.
Poi mi accorgo che son quasi le sette e mezzo, e non ho fatto la spesa. Vaffanculo, anche oggi.
E' la pigrizia la mia peggior dote.