4 novembre 2008

sopra il bene comune e l'esecrabile maldicenza.

La mia istancabile fonte di ispirazione si e' fratturata un gomito. L'altra sera, mentre portava fuori il cane, proprio mentre raccoglieva le sue feci. Del cane. Non della istancabile fonte di ispirazione. Al pronto soccoro i medici hanno detto di rimanere venti giorni a riposo e di non bagnare per nessuna ragione al mondo il gesso. Fin qui nessun problema, se non fosse che il principale hobby di Ricky Scarondilanza (nome e cognome della mia istancabile fonte di ispirazione) sia proprio quello di stendersi sul pavimento del suo appartamento appena tornato dal lavoro, prono, mettersi i braccioli di quando era bambino e immergere le sue braccia in due enormi vasche per pediluvi appositamente create dalla ditta Marenghelli & co.
Senza questa particolare attivita, da lui stesso definita "abluzione sincopatomalapologica" correrebbe molti rischi oltre a quello di non avere attivita' extra lavorative soddisfacenti. Dall herpes all'aritmia circondariale, dall'impetigine all'amputazione di un lembo di carne a scelta, fino alla completa morte per annegamento da salsedine.

Ora, mi pare superfluo dirvi come in questi giorni sia estremamente depresso. Non riesca a mangiare, non riesca ad espletare le sue funzioni corporali, nemmeno a riordinare la collezione di riviste sulle usanze popolari del Murmansk che fieramente colleziona dal giorno in cui vinse un buono per l'acquisto di sedici Maersk colmi di corallo di contrabbando.
Una signora mi guarda con fare sospetto e decisamente irrisorio.
Ma lei almeno lo sa con chi ha a che fare? Lei lo sa almeno chi e' Ricky Scarondilanza?
No, risponde la signora, ma so benissimo chi sei tu. Un impostore!
...
La folla si lascia scappare un oooooooooh
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Ebbene, mi avete smascherato, si, non sono chi pensate che io sia.

La madre di Marchino Sigonella sviene. Il fabbro Ranestocazzo sbaglia clamorosamente la mira martellandosi due dita. La tabaccaia Gnetta Graz Morello dopo una fragorosa tirata di coca impreca al signore e alla madonna.

Geppo Rondolini, e' cosi che sono soliti chiamarmi i miei compagni di lancio della caciotta nostrana.
E fatemi aggiungere, vi prego, che senza la vostra spazzatura mediatica quotidiana che voi chiamate "cultura" non sarei nemmeno potuto esistere. Spero solo che questo vi serva di lezione.
La predica siamo noi a fartela, e' a te che deve servire di lezione o no?
La mia abilita' oratoria si contrappone al vostro simpatico ma pur sempre privo di risoluzione tentativo di gambizzare l'ultimo respiro di un uomo intellettualmente gia' morto da tempo. Quindi perche' infierire? Io vinco. Stronzi. Ricky non puo morire, c e' una sola parola che puo salvarlo, ma in questo momento sono troppo preso dal nuovo disco di Lou D'averio per ricordarmela.





Ah si, la parola era "Permanenza".

Sara' per la prossima volta.

3 novembre 2008

barabba, barabba.


E' inabile. Alla compagnia e alla solitudine, alla calma e allo stress. Inabile alla campagna sperduta,

come alla città fumosa, alla vita attiva come a quella contemplativa. Inabile come la nera sagoma che sta nel mezzo senza aver facoltà di scelta. Un servo della gleba suddito-sfruttato di un padre padrone. Inabile all’azione ed inabile all’inazione. Alla scelta e all’esecuzione, alla disciplina e alla rivolta. Inabile manualmente ed intellettualmente. Un mediocre nel mezzo del letto di un fiume prosciugato conta e riconta i ciottoli dimenticati dalla corrente tanti anni fa. Li numera uno dopo l’altro e li ammassa in pile sempre più alte. Poi gli tira un calcio, li fa cadere.

Si spargono al suolo.

Ricomincia da capo con tutta la calma del mondo. Impegnato in quel singolo e sinottico movimento che è intellettuale e manuale al contempo passa i suoi giorni ed impiega il proprio cervello. Lentamente il viso diventa rugoso e la barba bianca rigogliosa. Non cessa il suo lavoro fino alla morte. Ero al funerale in una chiesa deserta e buia, ho seguito il corteo composto da una sola persona fino al campo santo e ho visto seppellire il corpo e la bara. Nessun nome sulla lapide, solo uno spazio bianco e silenzioso, un vuoto più pesante di mille parole vermiglie.


Credersi migliore degli altri è un bieco e vile istinto di autodifesa. Il rapporto tra essere e mondo si complica di svariate varianti che fanno dimenticare la strada intrapresa. Dimentico le ore e le stagioni, dimentico nomi e luoghi. Dimentico di ricordare il motivo che sottende il mio sforzo. (sforzo?) Impegno e dedizione sono aste spuntate in un armamentario di egotismo decadente. Lo specchio riflette un viso, lo mostra deforme e inappetibile. Né la natura né l’uomo possono evitargli il destino di saltimbanco penoso che si è creato. Non è trascendente e nemmeno immanente il principio che sottende la nostra realtà, è un lumino vago e irrequieto che costringe ad immergersi nel liquido amniotico. (scendere o salire le scale dell’avvenire è lo stesso movimento circolare che porta dalla purezza alla più completa dissoluzione).


No, cara mrs Dickinson, non hai capito nulla. non puoi pensare di conoscere ed interpretare lo spirito ed il mondo rinchiusa nella tua casa di famiglia scrivendo lettere a parenti. Morta vergine come neppure la Madonna. Mi si conceda la bestemmia. Migliaia di poesia tutte uguali. Ruotano su un unico tema: la morte. Si voglia però ammirare questa lucidità ancestrale: I like a look of Agony / Because I know it’s true –





M.

john uomodiminchia.


Non eri proprio il tipo da versare lacrime senza che ci fosse una ragione speciale. Tutto il mondo avrebbe continuato a guardarti con quell'aria di fin troppo vera curiosità feticcia imbellettata di una pellicola invisibile ma percepibile di indifferenza. Non andrai da nessuna parte, il capolinea è la stessa fermata da cui sei partito, o non sei affatto. Nessun futuro perchè passato e presente li ha già portati via il corteo dei conigli dal pelo nero. Ti ostini ancora, quasi fossi un bambino capriccioso, a non voler cedere mai, a credere che continuando su questa strada fatta di paralisi facciali, ernie e piaghe da decupito ti saranno aperte le porte di quel regno che ancora fortifichi e abbellisci nei sogni. Ricordati solo chi sei, o meglio, la cosa che ti sei trovato a dover essere fin dal momento in cui l'utero di tua madre un giorno di gennaio si è schifato e ti ha rigettato sbattendoti in faccia la sorpresa per la quale ogni singolo giorno paghi le conseguenze.


Non sei il nulla. Purtroppo per te.


Perche di fronte a quello ogni uomo è cieco. Non sei l'uomo che credi di essere.

Io sono ciò che tu non sei mai stato, o almeno in parte, e questo è quanto mi ricordo di tutta la mia infanzia:

Un giorno, anzi il giorno, il giorno di natale di qualche anno fa, io bambino ricevetti un regalo che mi confuse. Un regalo di un mio lontano zio, ormai morto credo. Col tempo realizzai che quello fosse niente meno che il migliore regalo che un essere umano possa desiderare. Era un tubetto blu. In bianco a caratteri ben visibili una scritta e niente più. Ingegno.

Quello stesso natale, rivendetti il tubetto per comprarmici due confezioni di gomme da masticare e un trenino con cui non ho mai giocato.

Non potevo sapere che questa scelta ingenua di bambino spensierato avrebbe per sempre cambiato il corso degli eventi, vanificando di fatto ogni singola speranza di poter un giorno tornare ad essere quello che ero.





F.

magnaccia magnaccia.


Con fare furtivo ma cosciente del mio senso civico oggi faccio incursione nella sala relax dove solitamente migliaia, ma che dico, milioni di persone si ritrovano per pasteggiare con caffe’ andato a male, tartine al siero positivo e minestrone di colla stick da ufficio. Vedo una tipa a fianco del boccione dell’acqua. Capelli rossicci, taglio scalato e vago accenno di lentiggini. Mi rivolgo a lei, fa un sorriso malizioso, le chiedo di spostarsi, ho sete. Muoio di sete. Bevo, mi accorgo pero solo troppo tardi che dentro al boccione nuotavano tredici piccole meduse graziosamente colorate sul dorso con tinte autunnali. Tra tutte quelle tonalita di rossi ambrati, gialli paglierini e verdi marci non capisco piu niente e cado a corpo morto. Mi risveglio una quarantina di minuti piu tardi con la tipa di prima che mi rivolge lo stesso sorriso. “ho bevuto l’acqua dove nuotano quelle meduse?” chiedo. La tipa continua a sorridere.

Torno alla mia scrivania. Vedo il mio collega italoamericano accasciato su se stesso scoppiare in un pianto infantile, quasi ossessivo. Accendo il computer e leggo che in Italia stanno tornando di moda I Ragazzi Italiani. Si. La boyband. Un colpo di stato e’ avvenuto. Massimo di Cataldo e’ diventato presidente supremo del Paese, e tutti, grandi e piccini, si ispireranno a lui nei secoli a venire considerandolo come il modello di riferimento di quell'attitudine alla sciattoneria fichetta che ha dato, da' e dara' i suoi frutti. A chi pensava che gli anni 90 fossero solo un periodo transitorio, privi di quel carisma e quella patina rivoluzionaria che denotava I ‘70 o piu ancora I “60 io dico “ve l avevo detto, bastardi!” L ho sempre temuto, e oggi ho le prove che quell timore fosse piu che fondato. L' unica cosa che rivoglio indietro adesso e’ il mio divano su cui, tornato dal lavoro, schiantare la mia schiena. E possibilmente una versione di office che non corregga ogni italianismo che scrivo. E anche duemila euro. E pure un piatto di pinzoccheri alla valtellinese.

Penso, il mondo e’ finito e non ho ancora provato il cibo giapponese. Penso che infondo non sia una grave perdita. Si la mia vita e’ stata piena e profumata, dal sapore vagamente amarognolo ma stuzzicante, come un sacchetto di caldarroste a novembre. Non di cibo giapponese, ma di altre cose valevoli comunque di essere considerate quantomeno decorose. Come l'ostentazione del mio redord mondiale in qualita' di imbottigliatore di Paraflu.

La peggior cosa e’ accorgersi che quando si vive in una scatola con due soli fori per l aria, inesorabilmente le vie d uscita si complicano e al briciolo di speranza subentra la rassegnazione dell’uomo solitario e privo di fede.

Torno a pensare a quelle meduse del boccione. Al fatto che non fossero poi troppo contente di trovarsi dove si trovavano in quel momento. Un foro e' peggio di due. Dico.

Merda, ho dimenticato cosa dovevo fare oggi.

Pazienza.