27 marzo 2008

ecchimosi.

In effetti è come vedere sempre la stessa zattera che ti si frantuma sotto i piedi. Prima le corde annodate alla buona si allentano, poi la coperta bucata che usavi come vela inizia a sfilacciarsi, infine l'albero (o quello che rimane) che si piega su se stesso e piange.

Si puo?

Cosa?

Spegnere la luce

Non sapeva quello che stava dicendo, o forse lo sapeva meglio di tutti noi, c'era un solo modo per riuscire a salvare dall'ennesimo enfisema sociale la sua patetica vita. Disintossicarsi e dimenticarsi dei colori che lo circondavano. Per sempre, o per lo meno fino a quando sarebbe stato necessario.

Qualcuno puo spegnere la luce per cortesia?

E si ripartiva, come ogni mattina, gambe in spalla e sorrisi che ci verticalizzavano parabole sul culo. E quel finocchio, lì a stordirsi di popper come se fosse la sua naturale riserva d'aria quotidiana.

Spegnete quella merda di luce?

Mi faceva sempre piu pena il poveretto. A guardarsi le mani e trovarsi ogni ora che passava un dito in piu da dover contare. Poi dover stare davanti a suo padre, con aria fiera di chi realizzato proprio non lo è ma cazzo quanto vorrebbe esserlo. E lo specchio. Quello era il peggiore degli incubi immaginabili. E cosi reale.

La luce cazzo, la stramaledetta luce perdio!

E' quando si rimette a letto dopo la solita pisciatina delle tre e mezza che subentrano i casini. GIUDA, sei sempre stato cosi! Con me! BASTARDO TRADITORE, ti odio dal profondo. Urla che si rincorrono per le stanze del centro di recupero. Imbevuto di quel bisogno familiare.

Ce l' avete fatta alla fine! Adesso avrete un altro cieco sulla vostra coscenza.

Piangi ancora, su. Non ti basta mai, demolire ogni singola occasione che hai per riflettere ed alzare il tuo culo da quel letto sporco da chissà quanti mesi.

Ce l'avete fatta alla fine!

11 marzo 2008

saluti e muori.



Dice che chi non prova non saprà mai. Che solo chi cavalca la vertigine e spreme l'immobile fino allo stremo avanza e continua. Ammalati di me. Non è che tu lo chieda espressamente, ma è ciò per cui pulsa ancora e continuerà a farlo. Non importa di chi. Importa e basta. Comunque sia puoi convincermi che sia cosi semplice. Ma che anche per te ogni tanto il sipario rimanga immobile, questo di certo.


Calma, non c è fretta. Io posso aspettare. "E' il tempo che scorre lungo i bordi", lui e nessun'altro.


Quanto ti divertiva salire su quell'albero? Secondo me ancora di nascosto, nel silenzio del tuo mondo idrofilo sei ancora là sopra e strilli dalla gioia. Chissà la sera cosa fai. Se della calma di quelle notti di fine inverno abusi ancora o se preferisci il film che trasmettono alla tv. Se sei davvero così abbattuta come appari nei nostri specchi di ogni giorno o se covi le aspettative che nella tua recente storia sono state epicentro dei tuoi risvegli pomeridiani.

Durante la notte posso immaginare la tua stanza piena di fotografie con i lembi strappati, segno dell'incuranza del nastro adesivo che da piccola vi applicavi, della musica che ascolti, dei libri accatastati senza criterio ma perfettamente coscienti del loro destino. E poi riviste, lettere, calze e birre vuote. Dalla tua finestra vedi le due torri e ti senti grande. Ti senti perfettamente donna.

E io solo un martire. Eternamente grato.

10 marzo 2008

salvagente.


Appunto. Quella sera il lettore cd della mia macchina non funzionava. O non avevo portato con me dei dischi da poter ascoltare. Non ricordo, sta di fatto che accesi la radio. L'altisonanza che veniva vomitata fuori a quell'ora, in quel preciso momento, quasi mi fece sanguinare le orecchie. Una volta le radio trasmettevano musica. Ora trasmettono preti che non perdono occasione di evangelizzare. Anche ai funghi delle loro vasche da bagno incrostate, se potessero. Lo farebbero. Tanto funghi e fedeli tutti fratelli.

Il santo non si è putrefatto, e il miracolo si è incarnato. E questi necrofili poi criticano chi annoiato dalla monotonia del paese in cui si è malauguratamente trovato a vivere, saccheggia le videoteche noleggiando video splatter come fossero caramelle. Anzi di più và, sennò sai che ulcere! E' ancora peggio. Valicare quella sottile linea che separa la pura e semplice fiction da una realtà sempre più silenziosamente estrema.

Anchio nel mio frigo ho due fiorentine che non si sono putrefatte, e sicuramente non griderebbe nessuno al miracolo. Le teste chine e qualche lacrima da prima serata, primo pomeriggio, mattinata inoltrata, notte fonda, insomma, da televisione. Si gioca e ci si diverte. E tutti lo sanno.

Ti va una partita a tennis? Guarda, molto volentieri. Saranno otto anni che non gioco però, mi serve un po' di riscaldamento. E cosi tira fuori dalla tasca un tubo pieno di liquido strano rosastro e alcune masse viscide o apparentemente tali. Che strane palle!

Non sono palle, sono feti, al negozio le avevano finite sai. Ah, capisco. Vinse lui però. Ero completamente fuori allenamento, e gliel'avevo detto io di fare una sessione di palleggi prima.

Adesso qui vogliono costruirci un'altra chiesa lo sapevi?
Ma come ancora?
Si, o quella o un multisala.
E dov'è la differenza perdonami.
Il silenzio tra di noi diventa imbarazzante.
In chiesa non hanno il formato maxi.
Ah vero.

9 marzo 2008

non ho mai visto i fuochi fatui.


Portami a bere a Londra per favore. Fammi sfidare le nebbie della città tanto oggi è domenica e non c'è nessuno per strada. Ho bisogno di salire su uno di quegli autobus e di sentirne gli odori. Tutti quanti. Fammi ridere con le tue battute al vetriolo perche in fondo è questo che ci rimane. Fammi scappare da questo purgatorio di anime appese per i piedi, vestite a festa come in chiesa. Portami a ballare perche non ne sono capace e stenditi al sole con me finchè c'è tempo. Siediti in cima a quella collina e con il tuo aquilone tocca la stella più vicina. Togliamoci i nostri caschi di fumo nero e impariamo ad affondarci l'uno nell'altro. Senza doverci per forza sparare addosso. Noi non rientriamo nel calderone che ribolle questo dovresti saperlo molto bene. Le vedi anche tu tutte quelle parabole sui tetti? Famiglie felici che riunite per un solo giorno guardano il film del pomeriggio. Perche tanto del campionato non gliene frega niente. Ormai passiamo il tempo provando a decifrare quelle scritte incomprensibili sui muri di casa nostra. Ti sento sempre più distante. Guarda. Le stesse scritte compaiono anche su quel treno. Fermo. In Centrale. Ma mentre io sono al quinto jagermeister tu non parli più. Le labbra mi bruciano e non ho praticamente più salivazione. Andiamocene via dai, è inutile passare il tempo davanti ad una stazione sperando che lei sia in ritardo. Non ti serve a niente, se non ad affossare la tua autostima e il buonsenso che da sempre è il tuo cavallo di battaglia. "Ti sbagli, io l'ho vista ti dico."
Non possiamo starci fino all'alba lo sai vero? Ognuno ha la sua vita e tutti dobbiamo cercare di portarla avanti nella maniera più dignitosa. Come sempre tu mi hai insegnato a fare, ricordi?
Allora andiamo.
Preghiamo per chi è morto e non lo sa.
Preghiamo per chi come me si sente in dovere di non chiedere.
Preghiamo per chi dopo un foro di proiettile in testa si alza e parte.

8 marzo 2008

il teorema di barracuda.


Perche infondo nella tua puerile immaginazione ci sguazzi vero? Perche ti piace, no anzi adori vivere tra i vicoli tappezzati di antisdrucciolo della tua nuova facoltà non è forse cosi? Condividiamo tutto ciò che c'è di essenziale per vivere non te n'eri accorta? L'aria, il cibo, l'acqua. Vedere le parole. E questo lo facciamo INSIEME. La senti per caso la puzza di muffa che proviene da quel libro riaperto per puro caso oggi dopo quanti? venti? ventitrè anni. Sei custode fedele dei piu alti saperi e non te ne rendi neanche conto. Ambisci sempre alla luna ma quando ti ci trovi sopra, ti chiedi come cazzo ritornerai indietro, così, senza calcolare il peso delle tue azioni.

"Vivo le mie vite nei terminal degli aeroporti, mi piace la vita dei duty free ma se c'è una cosa che amo è il suono delle ruotine dei carrelli sui pavimenti di pvc" Vivi le tue vite tax free perche pensi sia la soluzione più agevole e sensata. "Non potrei mai. Morirei piuttosto di non essere in condizioni di poter congelare ogni cosa mi capiti tra le mani sai?" Si, la capivo, ma non ne sarei stato capace penso. Per quelle cose serve un talento naturale che obiettivamente ammettevo mi mancasse. E c'è chi, quando si trova in tua compagnia, come un piccione qualsiasi, rigonfia d'orgoglio, quasi che nel petto avesse un altro IO pronto a balzare fuori e a vociare la sua quiete.

Ma quello non sono io. Non potrei mai esserlo d'altronde perche si sa. Le squadre da mezza classifica come sono. E' un costante attentato alla mia sopportazione che come il mondo, un limite ce l 'ha ma si perde nella notte dei tempi. "Mi distraggo spesso, ho molte difficoltà a stare concentrata per più di un'ora e mezzo su un argomento". Ma per me codificarti è più difficile delle equazioni spurie di secondo grado delle superiori. E perche quelle di terzo non esistevano per noi!

Infondo pare tutto colorato con i pastelli quando si ha a che fare con te. Anche se l'idea è che quando la maestra non ti vede, si, non disdegni di usare anche i pennarelli indelebili con la punta grossa. Ti danno quel senso di libertà primitiva di cui tanto senti il bisogno. Te lo si può facilmente leggere negli occhi.

di sicuro non sono io l'androide.(porcatroia).


In genere a letto ci vado non prima delle due. Quella sera però ero particolarmente stanco e neanche a mezzanotte già dormivo. Invece della solita sveglia, quella mattina sento un cardellino che canta ossessivamente. Nudo, in mezzo ad un parco pieno di ragazzini, mamme, gelati e cappelli stile pre - 1946. C'è chi parlerebbe di coincidenze.
Gli occhi sono ancora chiusi e oltre a quel fottuto cardellino che mi entra nel cranio come un Bosch a percussione un beep intermittente. Fa un cazzo di freddo.

00.06.57.35.86?

Cosa diavolo è? Numeri rossi?
Quelli che si vedono nei film sai? Quelli dei timer delle bombe. Del filo blu e di quello rosso.
Sotto la pelle del mio braccio sinistro. Non sento nemmeno più l'osso. Al posto del radio un cazzo di rettangolino di ferro. Con i numeri. Statici. Quei numeri. Il beep non c'è piu.
Alzo la testa al cielo e il sole mi ritappa gli occhi. Riprende il beep.

00.06.57.28.39

Si tratta di uno scherzo? O di un esame? O di che cosa? Eppure ero lì. Per ogni ora, minuto, secondo o centesimo che chiudo gli occhi il timer cambia,decresce, propensione allo zero assoluto.

00.06.57.27.85

00.06.57.27.30

00.06.57.26.99

Sento il peso delle sette ore scarse che mi separano dal piu grande punto interrogativo della mia breve sottospecie di esistenza. Ho capito tutto. Ho capito tutto cazzo. La via di mezzo non esiste. Se vivi, vivi per sempre. Immortale. Se muori, muori per sempre. Scegli. O sei protagonista della tua serie tv preferita oppure ti accontenti di essere l'outsider che meriti. Tanto gli sceneggiatori se ne fregano e continuano a scrivere.

00.06.57.25.45

In meno di sette ore puoi fare quello che ti va di fare con gli occhi chiusi. Oppure vivi con gli occhi bene aperti il resto della tua vita, per i prossimi, diciamo, cinquant'anni. Più facile di cosi direi non si può.
Poi tutto potrebbe (e dico potrebbe) crollare. Spiralizzarsi verso il punto di non ritorno. Ciao. Qui non siamo ad Hollywood. Qui gli artificieri non servono a un beneamato cazzo. Qui sei solo. E forse pure più fortunato perche ti è data una scelta.

00.06.57.24.88

Due treccine bionde, un vestitino fucsia e un paio di lucidissime scarpette bianco latte mi fissano. Immobili. Mi sorridono In quel sorriso di una sincerità quasi disarmante e nuova affondo per pochi secondi, prima che urlando il suo nome la madre la porti via da me come se fossi un qualsiasi mostro.

Qualcosa vuole cambiare la mia vita e trasformarla in una corsa verso il negativo.

00.06.57.22.64

Ho una discreta fame. Considerando che non dormirò per decenni la cosa già mi preoccupa. Una vita che si appresta a diventare piena di "nonhaiunbellaspetto" e "mammacheocchiaiechehai". Vivere alla fiera dell'antiquariato o peggio bollato come "lotto 47" ad un asta di beneficienza? Questo?

00.06.57.21.75

Che ad una vita fatta di commenti sterili e pungenti come siringhe sia preferibile direttamente l'anestesia totale? Chissenefrega, tanto ho quasi sette ore per pensarci.








7 marzo 2008

e tu avevi i vestiti adatti per la tua apocalisse.


Poi apro gli occhi e leggo che fuori piove. Come se qualche allarme fosse impazzito e avesse trascinato dietro di sè carnefici e vittime. Hanno fatto una strage. Angeli con le ali ingessate dall'infermiera sordomuta. Tu ed io scorriamo l'album che ci ha regalato tua sorella. Quello senza foto di lei. Mi sembra di vivere. No?

E a me cade un mito fatto di supremazie e cancri al fegato. Corriamo il buio e tu hai bisogno di una sigaretta. Una delle solite, di quelle che fumi tu. Le solite. Si. C'è abbastanza tempo prima che tutto crolli. Prima che i lampioni del corso ci annodino insieme come serpi che litigano e si sciolgono come un gelato al sole. Il cielo è viola intenso e sento odore ci caffè e catrame bagnato.

"Devo togliermi le scarpe" dici. "Devo, tu non capisci, ne ho bisogno" Ma ci prenderanno amore, ci prenderanno, e poi? Non ci saranno piu piedi a cui mettere le nostre scarpe firmate. Non piu balli di scuola, non piu feste con gli amici, non piu tequila o vino insieme. Condannati eternamente a stupidi giochi infantili. E' gesù cristo che ci punisce, il temibile misericordioso.

Stiamo perdendo non te ne sei resa conto ancora? Siamo emarginati o saremo indelebili sui muri se continuiamo cosi. Fidati. Di me. Correre è l'unica cosa, e dimenticarsi. Non possiamo dormire. Nemmeno un falso dormiveglia ci è concesso.

Fottiti.

Andiamo. Andiamo. Andiamo a vedere cosa succede quando il tramonto del giorno non arriva mai. Quanto ancora il fumo di quelle fotografie bruciate deve ancora continuare ad avvelenare l'aria?

6 marzo 2008

permanente integrità scolpita sul retro del sistema solare.


Rideva. Rideva beffarda sotto il suo cachemire color porpora. E non si preoccupava dell'idiozia del mondo che la circondava. Era sola la poveretta e tutto intorno a lei manichini dell'upim chiuso ormai da cinque anni buoni. Sorrideva di noia. Visibilmente assuefatta dalla costante tachicardica ricerca della SUA felicità.
Apparente.
Non mi sono mai sentito tanto infelice per qualcuno. Nemmeno per quel gattino che stringe come se fosse la SUA ultima speranza.
Tra le dita. In quella foto.
Regina di anidride carbonica e di tutto cio che ne consegue.
Non sa di essere emblema della fine.
Mi parla. Come se parlasse alla centralinista della TIM. Seguita a ripetermi del SUO progetto. Dei sogni, delle aspettative. Chi ha il coraggio di dirle che niente di tutto ciò è reale?
Anche se fosse, servirebbe forse a qualcosa? A qualcuno?
No
"Ieri sera ero strafatta ad un rave e oggi mi serve la macchina ma non so dove l'ho parcheggiata"
Strano, dove dovrà mai andare?
"Dal mio ragazzo"
Avrei potuto accompagnarla, d'altronde.
"Non disturbarti, fà lo stesso."
Vabene.
Sei così costantemente affamata che non guardi in faccia nemmeno chi in faccia ti guarda eccome. Pensi di sapere, di essere, eppure no. Pensi ma no. No. Non sei.
Pensieri di plastica e idee surgelate. Le menti sottovuoto dai banconi del supermercato sono quelle dei nuovi supereroi metropolitani intabarrati a gennaio e accaldati a luglio.
Spingono ma non vogliono essere toccati. Colla.
Nuclei di grigio si sparpagliano sui marciapiedi e la gente li vede, e li evita. Come se fossero merde di cane. Il TUO grigio.
Quello di TUTTI.
"A settembre me ne vado" Un ragazzo sorseggia il suo caffè seduto sul muricciolo. Legge Perèc.
La vita istruzioni per l'uso.
A cercare cosa? Una costante che mi permetta di non inciampare durante il mio percorso extratemporale. Che mi possa cementare i piedi nell' anno che mi appartiene.
Lo sterrato che mi faccia arrivare prima e meglio. Poi dopo, imparerò.
Sappiamo entrambi che così non sarà. Che dell'altro
occuperà il TUO grigio.

è tutto ok.

Culla, luce ronzante. Il vuoto, noi a piangere dietro.
La mia ora d'aria in fumo, senza pretese, senza ombre sopra. Sorrisi sterili circondano inutili scritti senza parole.
Esplosioni. Implosioni, visi spenti intorno.
Noi a piangere dietro. Mura di carta. Piangi la tua madonna anoressica.
Piangi. Luce, ronza ancora. Reagire. Consumare. Scuotere e finire. Quando? Ovunque.
Pagliacci si dilettano con niente, stringono tra le mani solo sabbia e seta.
Luce ronza ancora, esali l'ultimo respiro e ti nascondi dietro di te. Fragile.
Mostro ciechi lati per sorprenderti. Al centro di un campo, con lo stadio pieno. Intorno.
Leggimi, guardami, ascoltami, odiami. Torni e la parte più bella è già conclusa.
E guardo i neon dell'ospedale. E luce ronza sempre.
Fissa. Sole di marzo. Unico tra tutti quelli possibili. Immobile.
Pregare un dio ultimo. Così facile ed inutile.
E luce trema. Immobile.
Così deve essere e niente di più.
Semplice.
Inutile.