3 novembre 2008

barabba, barabba.


E' inabile. Alla compagnia e alla solitudine, alla calma e allo stress. Inabile alla campagna sperduta,

come alla città fumosa, alla vita attiva come a quella contemplativa. Inabile come la nera sagoma che sta nel mezzo senza aver facoltà di scelta. Un servo della gleba suddito-sfruttato di un padre padrone. Inabile all’azione ed inabile all’inazione. Alla scelta e all’esecuzione, alla disciplina e alla rivolta. Inabile manualmente ed intellettualmente. Un mediocre nel mezzo del letto di un fiume prosciugato conta e riconta i ciottoli dimenticati dalla corrente tanti anni fa. Li numera uno dopo l’altro e li ammassa in pile sempre più alte. Poi gli tira un calcio, li fa cadere.

Si spargono al suolo.

Ricomincia da capo con tutta la calma del mondo. Impegnato in quel singolo e sinottico movimento che è intellettuale e manuale al contempo passa i suoi giorni ed impiega il proprio cervello. Lentamente il viso diventa rugoso e la barba bianca rigogliosa. Non cessa il suo lavoro fino alla morte. Ero al funerale in una chiesa deserta e buia, ho seguito il corteo composto da una sola persona fino al campo santo e ho visto seppellire il corpo e la bara. Nessun nome sulla lapide, solo uno spazio bianco e silenzioso, un vuoto più pesante di mille parole vermiglie.


Credersi migliore degli altri è un bieco e vile istinto di autodifesa. Il rapporto tra essere e mondo si complica di svariate varianti che fanno dimenticare la strada intrapresa. Dimentico le ore e le stagioni, dimentico nomi e luoghi. Dimentico di ricordare il motivo che sottende il mio sforzo. (sforzo?) Impegno e dedizione sono aste spuntate in un armamentario di egotismo decadente. Lo specchio riflette un viso, lo mostra deforme e inappetibile. Né la natura né l’uomo possono evitargli il destino di saltimbanco penoso che si è creato. Non è trascendente e nemmeno immanente il principio che sottende la nostra realtà, è un lumino vago e irrequieto che costringe ad immergersi nel liquido amniotico. (scendere o salire le scale dell’avvenire è lo stesso movimento circolare che porta dalla purezza alla più completa dissoluzione).


No, cara mrs Dickinson, non hai capito nulla. non puoi pensare di conoscere ed interpretare lo spirito ed il mondo rinchiusa nella tua casa di famiglia scrivendo lettere a parenti. Morta vergine come neppure la Madonna. Mi si conceda la bestemmia. Migliaia di poesia tutte uguali. Ruotano su un unico tema: la morte. Si voglia però ammirare questa lucidità ancestrale: I like a look of Agony / Because I know it’s true –





M.