3 novembre 2008

magnaccia magnaccia.


Con fare furtivo ma cosciente del mio senso civico oggi faccio incursione nella sala relax dove solitamente migliaia, ma che dico, milioni di persone si ritrovano per pasteggiare con caffe’ andato a male, tartine al siero positivo e minestrone di colla stick da ufficio. Vedo una tipa a fianco del boccione dell’acqua. Capelli rossicci, taglio scalato e vago accenno di lentiggini. Mi rivolgo a lei, fa un sorriso malizioso, le chiedo di spostarsi, ho sete. Muoio di sete. Bevo, mi accorgo pero solo troppo tardi che dentro al boccione nuotavano tredici piccole meduse graziosamente colorate sul dorso con tinte autunnali. Tra tutte quelle tonalita di rossi ambrati, gialli paglierini e verdi marci non capisco piu niente e cado a corpo morto. Mi risveglio una quarantina di minuti piu tardi con la tipa di prima che mi rivolge lo stesso sorriso. “ho bevuto l’acqua dove nuotano quelle meduse?” chiedo. La tipa continua a sorridere.

Torno alla mia scrivania. Vedo il mio collega italoamericano accasciato su se stesso scoppiare in un pianto infantile, quasi ossessivo. Accendo il computer e leggo che in Italia stanno tornando di moda I Ragazzi Italiani. Si. La boyband. Un colpo di stato e’ avvenuto. Massimo di Cataldo e’ diventato presidente supremo del Paese, e tutti, grandi e piccini, si ispireranno a lui nei secoli a venire considerandolo come il modello di riferimento di quell'attitudine alla sciattoneria fichetta che ha dato, da' e dara' i suoi frutti. A chi pensava che gli anni 90 fossero solo un periodo transitorio, privi di quel carisma e quella patina rivoluzionaria che denotava I ‘70 o piu ancora I “60 io dico “ve l avevo detto, bastardi!” L ho sempre temuto, e oggi ho le prove che quell timore fosse piu che fondato. L' unica cosa che rivoglio indietro adesso e’ il mio divano su cui, tornato dal lavoro, schiantare la mia schiena. E possibilmente una versione di office che non corregga ogni italianismo che scrivo. E anche duemila euro. E pure un piatto di pinzoccheri alla valtellinese.

Penso, il mondo e’ finito e non ho ancora provato il cibo giapponese. Penso che infondo non sia una grave perdita. Si la mia vita e’ stata piena e profumata, dal sapore vagamente amarognolo ma stuzzicante, come un sacchetto di caldarroste a novembre. Non di cibo giapponese, ma di altre cose valevoli comunque di essere considerate quantomeno decorose. Come l'ostentazione del mio redord mondiale in qualita' di imbottigliatore di Paraflu.

La peggior cosa e’ accorgersi che quando si vive in una scatola con due soli fori per l aria, inesorabilmente le vie d uscita si complicano e al briciolo di speranza subentra la rassegnazione dell’uomo solitario e privo di fede.

Torno a pensare a quelle meduse del boccione. Al fatto che non fossero poi troppo contente di trovarsi dove si trovavano in quel momento. Un foro e' peggio di due. Dico.

Merda, ho dimenticato cosa dovevo fare oggi.

Pazienza.